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Ho 48 anni, ho due figli e vivo a Roma. Mi piace viaggiare, fotografare, leggere e andare in moto. Mi interessa tutto ciò che riguarda la tecnologia. Sono appassionato di politica e di sindacato, che seguo anche a livello europeo per conto della Falbi. Sono un tifoso giallorosso: della Roma e della squadra della mia città di origine, il Catanzaro.

sabato 16 febbraio 2013

L'arbitro e il mio voto


Colui il quale dovrebbe fare l'arbitro è sceso in campo, dall'estero, a favore della squadra che ritiene migliore. È lo stesso arbitro che ha consegnato, poco più di un anno fa, il Paese in mano ad un Governo mai scelto dagli Italiani, quando ci avrebbe fatti tranquillamente potuti far votare un anno fa; lo stesso arbitro che ha scelto di combattere contro la Procura di Palermo per far cancellare le sue conversazioni telefoniche con un cittadino indagato che, molto probabilmente, gli chiedeva una mano per provare a sistemare alcune sue grane giudiziarie.

Mi piacerebbe molto avere una diversa considerazione del nostro arbitro, potermi sentire tranquillo, perché le garanzie che la Costituzione gli ha concesso rendono il mio Paese molto democratico e i pesi e i contrappesi disegnati dai Padri Costituenti sono perfettamente in equilibrio.

Ma purtroppo non penso questo.

E ritengo che il nostro arbitro gestirà la fase immediatamente successiva al voto nella maniera che ora gradisce (e non ha dissimulato il suo gradimento), e che è molto semplice immaginare: il PD non avrà la maggioranza al Senato e il Professore/senatore tornerà in campo molto attivamente. Le banche, i poteri forti e l'aristocrazia ringrazieranno.

Per questo ho deciso a chi dare il mio voto. Non ho scelta. Bisogna che questi parrucconi, questa casta autoreferenziale, autonominata, vada a casa. Questa casta che, il giorno dopo le elezioni festeggerà perché si sarà messa in tasca milioni e milioni di euro a titolo di rimborso elettorale.

Il Paese è al declino: non c'è lavoro, non c'è un futuro per i nostri giovani, la corruzione dilaga imperante e incurante dei 20 anni che sono trascorsi da Tangentopoli. Chi deve controllare non controlla, non c'è più fiducia in nessuna istituzione. Tutto ciò non è normale.

Bisogna dare una scossa. Bisogna che quella gente capisca che siamo stufi, che devono andare a casa.

Riprendiamoci in mano il nostro Bel Paese.

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