Inizia il
secondo mandato di Barack Obama: ieri cerimonia ufficiale a Washington, ora il
Presidente dovrà guadagnarsi il posto nella storia.
Io spero
che ci riesca. A me pare che nei quattro anni trascorsi Obama abbia vissuto di
rendita: in lui, forse per il colore della sua pelle e per la sua giovane età
(ma Clinton si insediò ancora più giovane di lui), si sono riposte tante
speranze. È stato insignito del premio Nobel per la pace, sulla fiducia, ma a
mio avviso Obama non ha fatto un granché.
L’America
ha continuato il suo impegno militare in Iraq (terminato solo alla fine del
2011) e in Afghanistan, ha contribuito alle operazioni in Libia, ma si è
totalmente disinteressata della guerra civile che sta avvenendo in Siria. Di
fatto non è cambiato nulla, gli Stati Uniti, poliziotti del mondo, si impegnano
esclusivamente dove esiste un concreto interesse per il Paese.
A livello
interno Obama ha dovuto fronteggiare la crisi, ha operato, come tanti suoi
colleghi, in un contesto molto difficile, ma dall’Europa non si è percepita una
scossa, un intervento importante, decisivo, un’intuizione che resterà nella
storia.
Penso che
Obama sia stato, fino ad ora, un Presidente normale, niente più. Una brava
persona, un grandissimo comunicatore e venditore di se stesso; io lo avrei
riconfermato, ma giusto per vedere se, in un contesto economico un po’
migliore, sarà capace di dare una svolta al proprio Paese.
Speriamo
che sia così e che, in futuro, quando si parlerà del ruolo che Obama ha avuto
nella storia, potremo evitare di menzionare il fatto che sia stato il primo Presidente
degli Stati Uniti d’America di colore.
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